Per orientarsi nella scelta dei semi è utile analizzare le tre categorie principali che possiamo trovare in commercio: regolari, fotoperiodici ed autofiorenti.
Partiamo dai semi regolari. La loro caratteristica principale è quella di non essere selezionati per sesso. Piantandoli potremmo avere sia piante maschi che piante femmine. Il prezzo di questi semi è generalmente più basso e, producendo entrambi i sessi, sono adatti a chi vuole ibridare le piante per creare la propria varietà. Una volta cresciuta la pianta e identificato il sesso, il breeder, ossia la persona che vuole ibridare, prende il polline prodotto dalla pianta maschile e feconda i fiori della femmina. Da questa impollinazione nasceranno i nuovi semi ibridati. I semi regolari sono disponibili in qualsiasi tipologia: a predominanza Indica, Sativa o Ruderalis ad alto o basso contenuto di THC e CBD.
Non consiglio questa tipologia di semi a chi è alle prime armi. Avendo a vostra disposizione entrambi i sessi, è necessario saperli riconoscere e per fare una buona ibridazione bisogna coltivare tante piante in ambienti separati in modo da poter selezionare i maschi e le femmine migliori per poi impollinare manualmente le piante.
Continuando nella descrizione delle varie categorie di semi, abbiamo i femminizzati fotoperiodici, creati per massimizzare le probabilità di ottenere piante esclusivamente femmina (99% di possibilità). A differenza delle autofiorenti che vedremo a seguire, non contengono genetiche Ruderalis, quindi sarà il cambio del ciclo di luce ad innescarne la fioritura, un segnale ambientale che le avvisa dell’imminente arrivo dell’autunno e delle giornate più fredde.
Queste genetiche vengono prodotte incrociando due piante femmine. Ci sono due tecniche per farlo:
1. si possono usare agenti chimici per interrompere la produzione dei livelli di etilene nei tessuti vegetali di una delle due piante, in modo che la pianta femminile produca sacche polliniche;
2. si può lasciar fare questo lavoro alla natura. Capita infatti che se le piante di canapa femmina non vengono fecondate, in alcuni casi sono loro stesse a prendere in mano la situazione convertendo il proprio sesso nel tentativo di autoimpollinarsi. Sviluppano in questo caso organi riproduttivi maschili da cui esce il polline. A questo punto al breeder non rimane che raccogliere il polline e usarlo per fecondare i fiori delle piante femmina e così produrre semi femminizzati.
A parte la produzione dei semi, le genetiche femminizzate sono consigliate a chi vuole cime importanti senza doversi preoccupare di avere maschi tra i piedi. Generalmente queste genetiche sono più alte e ingombranti delle autofiorenti, quindi – soprattutto se si coltiva all’aperto – più difficili da nascondere. Purtroppo, il proibizionismo ci porta a dover fare anche questa valutazione.
Abbiamo infine le autofiorenti. Si tratta di ibridi con la capacità di fiorire senza richiedere una variazione nel ciclo di luce. Sono tendenzialmente facili da coltivare (ma dipende dalla stabilità dell’ibridazione e dalle genetiche da cui deriva il seme scelto), fioriscono velocemente e mantengono altezze poco appariscenti. Come già detto, fioriscono in base al tempo e all’età invece di richiedere una variazione nell’esposizione alla luce. Come per le femminizzate fotoperiodiche, sono quasi sempre semi di piante femmine. È bene ricordare che il carattere genetico dell’autofiorescenza è recessivo, pertanto i semi generati da una pianta autofiorente non daranno un’altra pianta autofiorente.
Se l’obiettivo è quello di raccogliere i fiori nel minor tempo possibile, se dobbiamo coltivare in poco spazio o se abbiamo bisogno di piante che non diano nell’occhio, i semi autofiorenti sono quelli che potrebbero fare al caso nostro.
Su quest’ultima questione, la discrezione della pianta, devo però fare un avvertimento: non parliamo di piante invisibili. Oltre al fatto che l’odore della canapa è quello classico e che, quindi, se coltiviamo all’aperto e vogliamo coprire l’odore dobbiamo dotarci di piante dai terpeni intensi come melissa, lavanda, menta piperita, calendula o girasole che vanno seminate qualche settimana prima di mettere a dimora il nostro seme di cannabis, va considerato anche che queste piante (in assenza di cimatura) possono raggiungere altezze considerevoli. La mia prima autofiorente coltivata in esterno, ad esempio, è arrivata ad un’altezza di 1,70 m, vaso escluso, quindi non proprio piccolina.